La celebrazione del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi deve servire ad approfondire la conoscenza storica di fatti, di idee e di uomini, che hanno fatto cadere barriere, vinto pregiudizi, acceso speranze e contribuito, pur in mezzo a limiti ed errori, alla realizzazione di un'Italia moderna.
Sono l'occasione e per una riflessione critica sulle radici più antiche e più eroiche della nostra civiltà democratica, della nostra Repubblica fondata sul lavoro, e sulle stesse nostre radici che risalgono ad una concezione democratica, pacifica, realistica e concreta degli ideali e della lotta sociale.
Servirebbero a poco, celebrazioni retoriche.
Serve la conoscenza dei fatti, degli esempi, della temperia morale nella quale furono vissute grandi imprese; dalle quali non può non nascere uno stimolo morale per affrontare i problemi e le difficoltà di oggi e del futuro che abbiamo di fronte.
Benché tanto diversi per portata e per significato, essi richiedono egualmente un grande impegno, un grande coraggio, una grande dedizione verso le cause giuste che segnano il cammino del progresso di un popolo e di una nazione e della comunità internazionale.
Serve in primo luogo l'incontro tra le generazioni dei giovani e le esperienze, le aspirazioni e i contrasti delle generazioni che le hanno precedute, non per una astratta contemplazione ma per ricavare dalla storia, secondo i canoni di una saggezza antica e non contraddetta, motivi di insegnamento, di riflessione, di solido ancoraggio morale.
Ricordando Garibaldi vorrei soffermarmi sui fatti che furono teatro di una profonda e convinta adesione alla lotta per l'indipendenza e per la libertà che vide in prima fila le popolazioni, i patrioti e i combattenti Liguri.
Qui voglio ricordare il cittadino cervese
Ambrogio Viale che fu nel 1797 tra i padri fondatori della Repubblica Ligure Democratica.
Le sue idee di libertà fraternità ed eguaglianza furono sempre ampiamente condivise dalla maggioranza dei cervesi.
Con ardore, parteciparono attivamente ai moti del 1821, del 1831, alle guerre d’indipendenza, alla spedizione dei mille e alla breccia di Porta Pia.
Furono oltre settanta, con 108 partecipazioni alle varie campagne, i cittadini Cervesi che combatterono nell’epopea risorgimentale.
Fra questi caddero combattendo nelle guerre d’indipendenza:
FRAVEGA Agostino, NOVARO Giacomo Domenico, ORDANO Domenico, RITTORE Angelo Gerolamo, TERRIZZANO Giuseppe Luigi.
Si distinsero per fatti d’armi:
RECCO Agostino (a capo degli studenti genovesi nei moti del 1821. Condannato a morte, riuscì a rifugiarsi in Spagna dove, come volontario, combattè per la libertà nelle file dell'esercito costituzionalista);
VIALE Domenico (incorporato nella brigata Genova partecipò, nel 1821 ad Alessandria, ai moti insurrezionali in Piemonte e, condannato a morte, riuscì a rifugiarsi in Spagna dove, col grado di tenente dell’esercito costituzionalista, combattè per la libertà di quel paese);
LOMBARDI Domenico Giovanni Battista (partecipò alla Spedizione dei Mille. Capitano componente dello stato maggiore del generale Garibaldi, gli venne affidata la direzione di tutti i telegrafi militari del Regno Borbonico. Per la sua impresa fu decorato di medaglia d’argento al valor militare);
VIALE Angelo Giuseppe (decorato di medaglia d’argento al valor militare per essersi distinto nell’episodio di Gaeta l’ 8 gennaio 1861);
TERRIZZANO Francesco Domenico (componente del 3° reggimento bersaglieri, partecipò il 20 settembre 1870 alla breccia di Porta Pia e all’occupazione di Roma).
Trovo incredibile come tanta polvere di vario genere e di vario colore sia tanto rapidamente finita su figure e fatti di un'epoca, di così poche generazioni lontano da noi, e che fu un'epoca decisiva per la storia del nostro Paese e nella quale una lotta animata da un idealismo senza frontiere determinò lo straordinario corso degli avvenimenti.
Garibaldi, che amava Nizza, dove era nato il 4 luglio 1807, amava anche profondamente la Liguria. Egli era nato in una famiglia ligure, originaria di Chiavari: il padre era nato a Genova e la madre a Loano.
A Genova era stato inviato a completare gli studi che non completò per seguire la vocazione marinara della sua famiglia.
A sedici anni era già imbarcato sulla sua prima nave dove fece il suo noviziato sul mare, attraverso i porti liguri e le rotte del Mediterranno con il comandante Sanremese Capitan Pesante.