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Ambrogio Viale nacque a Cervo il 3 dicembre 1769, giovinetto si indirizzò agli studi classici e fu inviato a studiare a Genova.
Nel 1789, rinnegando la tradizione famigliare, legata all'avvocatura e al commercio, entrò a far parte dell'Accademia Ligustica di Belle Arti con il sopranome arcadico di “Solitario delle Alpi”.
Nel 1790 abbracciò con entusiasmo le idee della Rivoluzione Francese, i cui principi erano apertamente contrastantii con il suo mondo nobiliare ed oligarchico, fu così costretto ad abbandonare Genova per trasferirsi a Torino dove incontrò il repubblicano Onegliese Gaspare Morardo, professore di filosofia a quella Regia Università, con il quale professarono apertamente le idee repubblicane.
A Torino entrò a far parte di una delle accademie letterarie più importanti, la Filopatria.
Fu amico di Prospero Balbo e della poetessa Deodata di Saluzzo alla quale dedicò alcuni carmi.
Per le sue idee fu costretto a lasciare anche Torino e, rientrato a Cervo, nel 1796 divenne fervente sostenitore della Repubblica Ligure.
Il suo impegno politico gli consentì di essere eletto nel Consiglio di Giuniori e di diventarne anche Presidente.
Fu altresì nominato “ Membro residente dell'Istituto Nazionale di Genova per la Filosofia, la Letteratura e le Belle Arti”.
Ricoprì la carica di Commissario di Governo nella giurisdizione di Capo Mele (Alassio) e di Viceprovveditore (Viceprefetto) della Giurisdizione degli Ulivi (Sanremo).
Nel 1803 si ritirò dalla vita pubblica, dopo anni vissuti intensamente, per dedicarsi alla famiglia, all'amata letteratura e alla sua Cervo, dove mori il 4 febbraio 1805.
Delle sue opere vanno ricordate “Martesia”, lavoro teatrale di tendenza Alfierana; “L'Angelo della luce” in cui esalta i fasti di Genova; “Ode per la proclamazione della Repubblica Ligure”; i “Canti”; i “Versi” che rivelano l'animo gentile del poeta con le sue profonde tristezze.